Tutte le tappe di un restauro importante: il Mulino della Riviera oggi torna a produrre farine artigianali eccellenti per pani e dolci.
Stralcio della relazione tecnica allegata al progetto di recupero.
«...Il progetto di recupero del Mulino della Riviera intende valorizzare le caratteristiche tecnologiche e costruttive del manufatto, che si configura come vera e propria “macchina per lavorare”.
Il ripristino dell’originaria attività produttiva, legata alla trasformazione dei prodotti agricoli mediante il sistema della macinazione lenta a pietra è perseguito mediante il recupero quasi filologico di tutte le componenti, dall’apparato tecnologico al contenitore edilizio.
Alla funzione lavorativa viene associata quella didattica/divulgativa, con la realizzazione di un percorso di visita, che permetta di osservare il ciclo produttivo all’interno degli ambienti recuperati e di cogliere esternamente la relazione tra il mulino e il territorio circostante.
Le linee di intervento sono incentrate sull’utilizzo di materiali tradizionali e naturali (quali il legno per orditure, accessori, divisioni interne, pietra per il manto di copertura); anche il ripristino delle strutture principali e l’adeguamento degli spazi interni non opera un distacco con l’originaria impronta costruttiva, che si incentrava sulla realizzazione all’interno del grande “contenitore” di vere e proprie scatole corrispondenti ai singoli locali.
Tali scelte progettuali derivano da una profonda convinzione che processi di integrazione tra strutture storiche ed esigenze attuali si possano perseguire nel rispetto di caratteri formali e funzionali tipici, ai quali viene riconosciuto ad oggi un valore di contemporaneità, sia per la dimensione naturale e sostenibile che li contraddistingue, sia per il loro intrinseco e inequivocabile attributo qualitativo.
Contemporaneamente, si vuole rafforzare la rete di relazioni che il manufatto ha storicamente instaurato con il territorio, valorizzando la sua collocazione alla base della “riviera”, ovvero la sponda sud di Dronero sistemata a terrazzamenti e la sua raggiungibilità, sia attraverso l’omonima via del Molino da est, sia dal suggestivo percorso pedonale che si sviluppa lungo la linea di massima pendenza ad ovest.
L’attività produttiva
Il ripristino dell’originaria attività produttiva, incentrata sulla molitura lenta a pietra, passa attraverso il recupero e la manutenzione straordinaria di tutti gli apparati produttivi originali e un attento recupero edilizio degli ambienti e della struttura del manufatto.
Ogni elemento del salone di lavorazione è recuperato e riutilizzato, previo un attento restauro conservativo delle attrezzature originali, per buona parte in legno (madie, tramogge, buratto…), dei labirintici percorsi del prodotto lavorato (elevatori, coclea e macchine di selezione) e delle macine in pietra.
La struttura necessita inoltre di una attenta revisione tecnica di tutti i meccanismi di trasmissione del moto, collocati al di sotto delle macine, nonché degli apparati idraulici esterni. Le due grosse ruote metalliche sono quindi consolidate e il canale in legno che convoglia su di esse il getto d’acqua ricostruito.
Sotto l’aspetto architettonico l’intervento di recupero è caratterizzato da un’attenzione particolare nei confronti delle componenti originarie, nella convinzione più generale della possibilità di rafforzare il valore architettonico e ambientale del luogo partendo dal singolo manufatto. Allo stesso tempo, rivisitando in modo contemporaneo l’utilizzo di materiali tradizionali (quali il legno) e mediante inserimenti più tecnologici costituiti da superfici vetrate continue, si vuole sottolineare il rinnovato rapporto tra la fabbrica storica e le esigenze attuali di riuso.
Per le strutture di copertura sono adottati legnami in larice, isolanti naturali e manto in lose a spacco naturale, posate secondo il metodo locale a corsi orizzontali.
Il solaio interpiano è conservato nella struttura in legno, con travi e soprastante tavolato inchiodato, e il suo consolidamento avviene al di sopra dello stesso, in modo da preservare il soffitto originario del locale di lavorazione a piano terra.
Le aperture esistenti sono mantenute tali, nelle proporzioni e nel ritmo, ma dotate di nuovi infissi in legno a disegno tradizionale con scuri interni, per non alterare la percezione di profondità dello sfondato rispetto al filo facciata.
Un nuovo intervento di divisione interna verrà successivamente realizzato al piano primo, nel locale magazzino ove sono presenti i sistemi di trasporto delle granaglie. Si tratta dell’inserimento secondo una logica di reversibilità e leggerezza, di due scatole addossate alla parete sud, che ritaglieranno nell’ampio spazio del magazzino un locale ufficio e uno spogliatoio. Le scatole saranno costituite da alcune pareti in legno in telaio e assito e da altre in vetro strutturale, per l’illuminazione del retrostante magazzino e il controllo diretto del percorso delle granaglie.
Il volume minore, più ad est, è recuperato nella sua geometria originaria semplice, priva delle numerose superfetazioni e degli inserimenti incoerenti attualmente riscontrabili; mantenendo il riferimento alla struttura porticata, le nuove pareti a piano terra sono riproposte in legno, in sfondato rispetto la sagoma principale e munite di aperture vetrate ritagliate ove necessario. Tale inserimento, richiamando i tamponamenti adottati nell’edilizia tradizionale in fienili e locali deposito, non altera la leggibilità della struttura e degli originari spazi. Il volume ospiterà a piano terra alcuni locali a servizio dell’attività, quali ufficio/punto vendita e servizi per il pubblico e il personale.
Elemento importante è il portico principale di ingresso, al piano terra. Le superfici aperte sono schermate da vetrate continue strutturali a telaio minimale, che non alterano la percezione di profondità degli spazi e non interrompono la relazione con l’esterno. Il nuovo ambiente si configura come spazio filtro tra esterno e interno, utilizzabile come punto espositivo dei prodotti lavorati.
L’attuale pavimentazione in pietra del portico è estesa verso l’esterno, in corrispondenza del cortile antistante, in modo tale da rafforzare, mediante l’uso di tale materiale, le relazioni tra interno e ambito circostante; in tale ambiente la pietra trova infatti ampio utilizzo nelle meticolose sistemazioni dei terrazzi della “riviera”.
Progetto: Studio Tecnico Aimar (Dronero)
Consulenza di progetto: Arch. R. Olivero (Cervasca)
Impresa: Fornione Impresa Edile
Disegni: Arch. Roberto Olivero (Cervasca)
Testi: Arch. Roberto Olivero (Cervasca)
consulente del progetto di ristrutturazione
Tratto dal libro: Macchine ad Acqua. Mulini in Valle Maira
di Roberto Olivero (Casa Editrice Libri della Bussola)